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Con l’arteterapia, Sensi HCA aiuta i rifugiati a superare i traumi e sostiene l’integrazione

 

L’arte che guarisce e che crea legami: è questa la premessa che ha mosso il progetto “L’arte della guarigione”dell’associazione Sensi Holistic Creative Agency con il supporto del programma PartecipAzione. Il titolo, non a caso, lascia intuire la centralità che l’arteterapia e il benessere psico-sociale hanno avuto in ogni fase del percorso; questo, durato sei mesi, ha offerto alle 75 persone rifugiate coinvolte, per la maggior parte provenienti dall’Ucraina, spazi creativi per l’espressione emotiva e la crescita personale attraverso la terapia artistica, lo storytellingattività creative e laboratori culturali. Sessioni di laboratori olistici, appuntamenti dedicati alla pratica della mindfulness nella cornice di Villa Borghese e dei suoi Giardini Segreti, laboratori di capoeira e di creatività artistica sostenibile, workshop di supporto emotivo ed educazione psicologica hanno scandito le diverse tappe del progetto.
L’obiettivo è stato sostenere le persone rifugiate ad affrontare le proprie emozioni più profonde, guarire dalle esperienze passate ed elaborare i traumi della migrazione forzata per integrarsi pienamente nella loro comunità ospitante.

L’evento finale del progetto, tenutosi il 30 ottobre a Villa Lazzaroni, è stato l’occasione per ascoltare le testimonianze delle partecipanti.
Tra loro, c’è chi nel progetto ha trovato un’opportunità di rinascita: “Quando sono arrivata in Italia mi faceva paura anche andare al supermercato: non sapevo neanche come scusarmi in italiano. La guerra ha avuto un duro impatto su di me”, racconta Svitlana, designer ucraina, “questo progetto mi ha fatto capire che esiste un’alternativa possibile alla solitudine e all’isolamento, per me e per mia figlia”.
Anna, cantante lirica, conosce bene l’impatto che l’arte può avere sulle persone: “La musica e la cultura favoriscono l’integrazione e la connessione tra le persone. Con questo progetto abbiamo creato dei ponti tra culture diverse. Quando sono arrivata in Italia mi sentivo sospesa tra passato e futuro”, ammette, “quasi come se fossi in attesa di trovare la mia nuova voce. Grazie a Sensi HCA ho trovato uno spazio sicuro qui a Roma”.
“Essere una rifugiata ucraina in Italia è pesante per me” ha detto Alina Vasieikina, presidentessa di Sensi HCA, “è stato difficile lasciare la mia famiglia. So che mio fratello mi preferirebbe con lui a Kiev, ma io non posso sopravvivere in Ucraina. Sono consapevole del fatto che anche i periodi di crisi possono portare alla crescita personale, qui ho scoperto che la mia missione è connettere le persone e le comunità: è questo che faccio con la mia associazione.”

L’appuntamento è stato anche l’occasione per presentare il documentario realizzato nel corso del progetto, con la regia di Daniele Stocchi e la direzione della fotografia di Daniele Comelli, che mette in luce le storie e le espressioni artistiche dei partecipanti. Una testimonianza del lavoro svolto che invita chi guarda a scoprire il loro percorso di guarigione e integrazione.

“Il progetto è nato dalla convinzione che sia importante prendersi cura del benessere mentale delle persone rifugiate”, ha raccontato Diana Gomez, coordinatrice del progetto e psicologa di Sensi HCA. “La guerra in Ucraina e nel mondo porta con sé conseguenze profonde sulla psiche delle persone, che andrà avanti anche oltre la fine dei conflitti; per questo è importante creare e implementare progetti che si occupino del benessere delle comunità”, ha aggiunto Lilia Husak, vicepresidentessa Sensi HCA e psicologa.

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